Il palazzo fu edificato nel corso del 1592 ed inaugurato il 15 Febbraio 1593 dalla Confraternita dei Bianchi, i quali – avendo iniziato ad accogliere ed istruire fanciulli bisognosi nella vicina Rua Catalana – si accorsero, nel volgere di poco tempo, di aver bisogno di maggiore spazio. Furono così acquistate delle case sul Largo delle Corregge (odierna via Medina), tra cui il Teatro del signor Tripolino (che ospitava rappresentazio- ni del Teatro dell’Arte), cui fece posto il complesso che oggi ricomprende i civici 13 e 17 di via Medina ed il retrostante n° 63 di via San Bartolomeo.
Il Conservatorio – secondo in città per antichità – divenne in breve tempo il più importante e noto della città, anche in virtù della sua vicinanza ai teatri (tra gli altri, il Teatro di San Bartolomeo – in via San Bartolomeo – oggi sostituito da una piccola Chiesa; quello dei Fiorentini e, più tardi, il Teatro di San Carlo), ragion per cui i ragazzi venivano facilmente ingaggiati per suonare o partecipare a rappresentazioni teatrali in veste di coro o parti minori.
Il Conservatorio veniva detto “della Pietà dei Turchini” in quanto ai fan-
ciulli che vi erano ospitati (e quindi vi ricevevano pietà nell’insegnar loro un
lavoro e dar loro un’istruzione) veniva fornita una veste turchina (cioè, blu
scuro tendente al viola).
Le classi musicali erano le seguenti: Violini, Viole, Violoncelli, Contrabbas-
so, Oboe, Trombe e Tromboni, Cembalo, Tenori, Bassi ed Eunuchi.
Tra i suoi direttori si annoverano: Francesco Provenzale (1673-1701); Nicola
Fago (1705-1740); Leonardo Leo (1741-1744); Niccolò Piccinni (1792); Nicola
Sala (1793-1799); Giacomo Tritto (1799-1800); Tra i maestri ed allievi invece
si ricordano: Giuseppe de Majo; Francesco Mancini; Gaspare Spontini;
Giacomo Tritto.
Nei suoi locali era ospitato tutto quanto servisse ad una vita in Comunità:
una farmacia, un forno, una tipografia, una sartoria, cucine, cisterne per
l’acqua, dispense, una terra santa, uffici per la direzione e le riunioni della
Confraternita, stanze per lo studio e stanze per dormitorio di quasi 200
fanciulli.
Ogni Domenica gli allievi erano tenuti a partecipare alla Messa dopo
essersi confessati: ragion per cui (trattandosi di circa 200 ragazzi per volta)
la Messa della Pietà dei Turchini cominciava più tardi dell’orario solito delle
altre Chiese e nei tempi risalenti, per far notare a qualcuno di essere in
ritardo, gli si poteva sentir chiedere: “Ma addo’ si’ stato? A’’a Messa d’’e
Turchine?”
Nel 1807 fu accorpato al Conservatorio di San Pietro a Maiella, presso cui
confluì tutto il materiale archivistico presente.
Cessata la funzione di educazione dei fanciulli, il complesso (alto tre piani)
fu prima dato in fitto a diverse famiglie e poi dalla Confraternita alienato
ad un privato nel 1833.
Dopo il 1833 furono edificati dunque – dal nuovo proprietario: Giovanni
Giordano, Sovrintendente dei Ponti e delle Strade di S.M. Ferdinando IV – il quarto, il quinto ed il sesto piano dei rispettivi edifici.
Successivamente, il palazzo giunse in eredità – diviso in 3 parti (corrispondenti, più o meno, agli odierni 3 con- domini sopra indicati) – ai figli e poi ai nipoti del Giordano, fino alla nipote N.D. Maria Minervini, la quale – ormai anziana – alienò l’ultimo cespite rimastole nel 1982.
Nel cortile del palazzo sono ancora visibili i locali adibiti a dispensa, la discesa verso i locali cisterna e le tracce delle grate che davano areazione ai locali sottoposti alla strada ed alla Terra Santa.
Il palazzo fu edificato nel corso del 1592 ed inaugurato il 15 Febbraio 1593 dalla Confraternita dei Bianchi, i quali – avendo iniziato ad accogliere ed istruire fanciulli bisognosi nella vicina Rua Catalana – si accorsero, nel volgere di poco tempo, di aver bisogno di maggiore spazio. Furono così acquistate delle case sul Largo delle Corregge (odierna via Medina), tra cui il Teatro del signor Tripolino (che ospitava rappresentazio- ni del Teatro dell’Arte), cui fece posto il complesso che oggi ricomprende i civici 13 e 17 di via Medina ed il retrostante n° 63 di via San Bartolomeo.
Il Conservatorio – secondo in città per antichità – divenne in breve tempo il più importante e noto della città, anche in virtù della sua vicinanza ai teatri (tra gli altri, il Teatro di San Bartolomeo – in via San Bartolomeo – oggi sostituito da una piccola Chiesa; quello dei Fiorentini e, più tardi, il Teatro di San Carlo), ragion per cui i ragazzi venivano facilmente ingaggiati per suonare o partecipare a rappresentazioni teatrali in veste di coro o parti minori.
Il Conservatorio veniva detto “della Pietà dei Turchini” in quanto ai fan-
ciulli che vi erano ospitati (e quindi vi ricevevano pietà nell’insegnar loro un
lavoro e dar loro un’istruzione) veniva fornita una veste turchina (cioè, blu
scuro tendente al viola).
Le classi musicali erano le seguenti: Violini, Viole, Violoncelli, Contrabbas-
so, Oboe, Trombe e Tromboni, Cembalo, Tenori, Bassi ed Eunuchi.
Tra i suoi direttori si annoverano: Francesco Provenzale (1673-1701); Nicola
Fago (1705-1740); Leonardo Leo (1741-1744); Niccolò Piccinni (1792); Nicola
Sala (1793-1799); Giacomo Tritto (1799-1800); Tra i maestri ed allievi invece
si ricordano: Giuseppe de Majo; Francesco Mancini; Gaspare Spontini;
Giacomo Tritto.
Nei suoi locali era ospitato tutto quanto servisse ad una vita in Comunità:
una farmacia, un forno, una tipografia, una sartoria, cucine, cisterne per
l’acqua, dispense, una terra santa, uffici per la direzione e le riunioni della
Confraternita, stanze per lo studio e stanze per dormitorio di quasi 200
fanciulli.
Ogni Domenica gli allievi erano tenuti a partecipare alla Messa dopo
essersi confessati: ragion per cui (trattandosi di circa 200 ragazzi per volta)
la Messa della Pietà dei Turchini cominciava più tardi dell’orario solito delle
altre Chiese e nei tempi risalenti, per far notare a qualcuno di essere in
ritardo, gli si poteva sentir chiedere: “Ma addo’ si’ stato? A’’a Messa d’’e
Turchine?”
Nel 1807 fu accorpato al Conservatorio di San Pietro a Maiella, presso cui
confluì tutto il materiale archivistico presente.
Cessata la funzione di educazione dei fanciulli, il complesso (alto tre piani)
fu prima dato in fitto a diverse famiglie e poi dalla Confraternita alienato
ad un privato nel 1833.
Dopo il 1833 furono edificati dunque – dal nuovo proprietario: Giovanni
Giordano, Sovrintendente dei Ponti e delle Strade di S.M. Ferdinando IV – il quarto, il quinto ed il sesto piano dei rispettivi edifici.
Successivamente, il palazzo giunse in eredità – diviso in 3 parti (corrispondenti, più o meno, agli odierni 3 con- domini sopra indicati) – ai figli e poi ai nipoti del Giordano, fino alla nipote N.D. Maria Minervini, la quale – ormai anziana – alienò l’ultimo cespite rimastole nel 1982.
Nel cortile del palazzo sono ancora visibili i locali adibiti a dispensa, la discesa verso i locali cisterna e le tracce delle grate che davano areazione ai locali sottoposti alla strada ed alla Terra Santa.